Mette un piede nel mare e non crede ai suoi occhi: in Riviera Romagnola sono comparse strane ‘cose’ sui fondali marini

In Emilia Romagna ecco cosa accade , il mare sorprende (YouTube Foto) - www.frasidadedicare.it
Ci sono mattine in cui il mare sembra sempre lo stesso.
Le onde carezzano la riva con il loro ritmo antico, i bambini scavano buche nella sabbia, e i più coraggiosi si tuffano anche se l’acqua è ancora un po’ fredda. Ma a volte, basta un dettaglio fuori posto per cambiare tutto.
Chi si avvicina all’acqua può notare qualcosa di nuovo, qualcosa che ieri non c’era. Non si tratta di rifiuti o alghe trascinate dalla corrente: l’aspetto è strano, quasi alieno. E come sempre accade in questi casi, le ipotesi si moltiplicano più in fretta delle onde sulla battigia.
La natura, si sa, non ama farsi prevedere. Anche in un luogo che sembra conosciuto in ogni suo granello di sabbia, può nascondere sorprese affascinanti, silenziose, persino misteriose. Spesso basta abbassare lo sguardo per accorgersene.
E così, sui social, tra una foto di ombrelloni e un video di pedalò, spunta all’improvviso qualcosa che accende la curiosità. Un semplice post di un bagnante diventa la miccia per un’indagine collettiva, dove biologia marina e fantasia popolare si sfidano a colpi di commenti.
Piccole forme di vita o grandi equivoci?
È successo a Punta Marina Terme, sulla costa ravennate, dove un utente ha pubblicato nel gruppo “Sei di Ravenna se… 2.0” alcune foto di strane strutture gelatinose sul fondale. Subito si sono diffuse le teorie più disparate: c’è chi ha parlato di “placente di medusa”, chi ha pensato a uova abissali, chi semplicemente non sapeva cosa pensare.
Interpellato da RavennaNotizie, il direttore del Cestha (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat), Simone D’Acunto, ha offerto una prima interpretazione rassicurante: si tratterebbe di ascidie, organismi filtratori del tutto innocui che fanno parte della fauna marina locale. Ma la questione non si è chiusa lì.
L’enigma biologico sul fondale
Dopo la pubblicazione dell’articolo, un biologo marino ha inviato una rettifica puntuale, affermando che quanto visibile nelle immagini non sarebbero affatto ascidie, ma uova di arenicola, ovvero di un verme marino appartenente ai policheti, molto diffuso lungo le coste dell’Emilia-Romagna. La differenza non è solo terminologica, ma morfologica e funzionale.
Le arenicole scavano gallerie nella sabbia e rilasciano le uova in strutture vischiose e trasparenti, spesso confuse da occhi non esperti con altri organismi. Le ascidie, invece, sono animali filtratori sessili, dotati di sifoni per l’ingresso e l’espulsione dell’acqua, più simili a piccole pompe naturali che a nidi di riproduzione. Un equivoco comprensibile, ma biologicamente significativo.