“Inserisci qui il tuo codice SPID” | Chi lo ha fatto è finito sotto i ponti: smaschera l’impostore con questa frase

La nuova truffa silenziosa (pixabay.com) - www.frasidadedicare.it
“Inserisci qui il tuo codice SPID”: cosí smascheri l’impostore con questa frase. L’evoluzione delle truffe in Italia.
Negli ultimi anni, l’Italia si è trasformata in un bersaglio sempre più frequente per attacchi informatici sofisticati e frodi ben orchestrate.
Non si tratta più solo di semplici raggiri telefonici o di email ingannevoli: le truffe moderne si presentano con una cura nei dettagli sempre maggiore, spesso camuffate da comunicazioni ufficiali o offerte di lavoro.
Un recente esempio è una falsa campagna di selezione per un’importante ente pubblico, che ha indotto candidati ignari a rivelare dati personali e a versare somme di denaro per presunte spese di iscrizione.
Situazioni come queste mettono in evidenza la capacità della criminalità informatica di adattarsi ai nuovi contesti digitali, approfittando della buona fede di chi è alla ricerca di lavoro o si avvicina alla pubblica amministrazione.
La nuova truffa silenziosa
Secondo quanto riportato da Altroconsumo, una delle frodi più insidiose attualmente in circolazione è quella del “secondo SPID”. Il meccanismo, tanto semplice quanto devastante, si basa sul furto di dati e documenti personali: i criminali riescono così ad attivare una seconda identità digitale, utilizzando un’email e un numero di telefono diversi. Il sistema consente la creazione di più SPID associati allo stesso codice fiscale, esponendo le vittime a un pericolo invisibile. Come evidenziato da Altroconsumo, nei primi mesi del 2025 sono stati scoperti 33 domini falsi che imitavano il sito dell’INPS, dimostrando l’ampiezza di questo inganno.
A dicembre 2024, un fornitore di InfoCert è stato soggetto a un attacco informatico che ha compromesso i dati di oltre 5 milioni di utenti. Sebbene la società abbia negato violazioni ai propri sistemi, la gravità dell’incidente ha spinto il Garante della Privacy ad avviare un’indagine. I dati rubati, poi venduti sul dark web, includevano indirizzi email e numeri di telefono, esponendo milioni di cittadini alla creazione di SPID fraudolenti. Secondo Altroconsumo, la situazione è così seria da aver portato all’attivazione di un’azione collettiva e alla richiesta di risarcimenti.

Come proteggersi dalla truffa
La consapevolezza rappresenta la nostra prima linea di difesa. È fondamentale controllare che l’IBAN sui portali ufficiali sia corretto, evitare di cliccare su link sospetti e non inviare documenti attraverso canali non ufficiali. Inoltre, chi ha il sospetto di essere caduto vittima di smishing o furto di dati dovrebbe contattare immediatamente la polizia postale.
Nel caso in cui la frode abbia comportato danni economici, la direttiva PSD2 impone alle banche di rimborsare gli utenti, eccetto in situazioni di comprovata negligenza. Altroconsumo offre anche supporto legale e modelli di reclamo precompilati per facilitare la richiesta di risarcimento, sottolineando che una vigilanza attenta può davvero fare la differenza in queste circostanze.