Fattura elettronica: pericolo per chi la invia in ritardo | Cosa rischi se te ne dimentichi

Attenti a questi errori (canva.com) - www.frasidadedicare.it
Una svista può costare: conoscere regole, scadenze e possibili soluzioni può fare la differenza tra una gestione tranquilla e sanzioni.
Per il suo corretto funzionamento, ogni sistema ben strutturato che sia richiede norme precise, tempistiche ben definite e un margine d’errore ridotto al minimo.
Nella realtà di tutti i giorni, tuttavia, può capitare di commettere un’inesattezza, rimandare un’attività o semplicemente dimenticarsi di un obbligo formale.
E quando ciò si verifica in materia fiscale, specialmente in un contesto sempre più digitale, le conseguenze possono essere piuttosto pesanti.
Diventa quindi essenziale conoscere non solo le disposizioni vigenti, ma anche le soluzioni disponibili per correggere eventuali errori senza peggiorare ulteriormente la situazione.
I termini fiscali
Nel 2025, secondo Money, l’invio di una fattura elettronica oltre i termini stabiliti da legge può comportare sanzioni significative, aggravate da modifiche apportate dalla riforma fiscale entrata in vigore lo scorso settembre. In caso di omissione, ritardo o errori importanti, la sanzione può raggiungere il 70% dell’IVA relativa all’operazione, con un importo minimo di 300 euro. Invece, in presenza di errori che non influenzano la liquidazione dell’imposta, la sanzione è fissa e varia da 250 a 2. 000 euro.
Previste anche sanzioni specifiche per operazioni esenti, non imponibili o soggette alla reverse charge. La normativa distingue tra fattura immediata, da emettere entro 12 giorni dalla transazione, e differita, consentita fino al 15 del mese successivo, supportata da documentazione che comprovi l’operazione. La data ufficiale di emissione è quella in cui la fattura viene accettata dal Sistema di Interscambio (SdI). Se il sistema la rifiuta per errori formali o tecnici, si hanno cinque giorni per apportare le correzioni e inviarla nuovamente, sottolinea la fonte.
I strumenti a tutela
Tuttavia, sottolinea Money, esistono strumenti di regolarizzazione volontaria, come il ravvedimento operoso, che permette di ridurre l’ammontare della sanzione in base alla velocità con cui si rimedia all’errore; ad esempio, se il ravvedimento avviene entro 30 giorni, la sanzione si riduce a un decimo dell’importo iniziale. Il 2025 introduce anche una novità di rilievo: se un fornitore non emette la fattura, non sarà più necessario emettere un’autofattura. In sue veci, è necessario invece compilare elettronicamente il TD29, da trasmettere all’Agenzia delle Entrate entro 90 giorni, anche in caso di fattura non regolare.
Il documento non ha valore fiscale, ma rappresenta una protezione essenziale per evitare sanzioni che possono arrivare al 70% dell’IVA teorica (con un minimo di 250 euro). Particolare attenzione va prestata, infine, anche in caso di autofatture estere, da inviare entro il 15 del mese successivo alla ricezione del documento. Il mancato rispetto di tale scadenza comporta sanzioni che possono variare tra 500 e 10. 000 euro o essere calcolate in percentuale sull’imponibile.