Scoperto l’ORO nei cellulari: questi modelli di smartphone ce l’hanno dentro | Si può recuperarlo

Dentro questi telefoni c'è dell'oro, ecco come cercarlo (Freepik Foto) - www.frasidadedicare.it
Ogni giorno ci circondiamo di oggetti che diamo per scontati. Oggetti che vengono spesso considerati per meno di ciò che valgono.
Li usiamo, li consumiamo, e quando non servono più li gettiamo via, convinti che abbiano esaurito ogni valore. In realtà, alcuni di questi oggetti contengono al loro interno risorse preziose che attendono solo di essere riscoperte.
Il paradosso dell’abbondanza invisibile è che ciò che cerchiamo lontano si trova spesso a portata di mano. Basta cambiare prospettiva: smettere di guardare le cose per quello che sembrano e iniziare a osservarle per ciò che racchiudono davvero. È proprio in questo cambio di sguardo che nascono le innovazioni più inaspettate.
Non serve viaggiare in miniere remote o avventurarsi in territori esotici per imbattersi in materiali rari. A volte, il loro scrigno è sul nostro comodino, nella tasca del giubbotto o abbandonato in un cassetto. Si tratta solo di capire come aprirlo, con intelligenza e rispetto per l’ambiente.
In un’epoca in cui sostenibilità e tecnologia viaggiano fianco a fianco, anche lo scarto può trasformarsi in risorsa. E proprio dal cuore di ciò che è stato considerato “inutile” per decenni, oggi emergono soluzioni all’avanguardia che potrebbero rivoluzionare interi settori industriali.
Un segreto nei circuiti
Un gruppo di scienziati australiani, guidati da Justin M. Chalker presso la Flinders University, ha messo a punto una tecnica innovativa per recuperare metalli preziosi da componenti elettronici ormai obsoleti. La novità non sta solo nell’efficacia del processo, ma nella sua natura “verde”: nessun uso di mercurio o cianuro, composti tradizionalmente impiegati ma altamente tossici per l’ambiente e la salute. Il cuore della tecnica è un agente ossidante — l’acido tricloroisocianurico — combinato con un catalizzatore alogenuro e una soluzione salina. Questo mix permette di sciogliere selettivamente l’oro presente nei circuiti elettronici.
Una volta che il metallo è in forma liquida, entra in gioco un polimero organico a base di zolfo, un materiale economico, riciclabile e facilmente manipolabile. Questo polimero agisce come una “spugna selettiva”, catturando solo l’oro e lasciando fuori gli altri materiali. Successivamente, attraverso un semplice processo di riscaldamento o depolimerizzazione, è possibile ottenere oro puro fino al 99%. Il sistema è stato testato con successo anche su schede elettroniche provenienti da smartphone e computer dismessi, dimostrando una sorprendente efficienza e scalabilità potenziale (Fanpage, 2024).
L’alchimia sostenibile
L’idea di recuperare oro da dispositivi elettronici non è nuova, ma ciò che distingue questa nuova frontiera è la visione ecologica e circolare. Ogni anno vengono prodotti oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici nel mondo, e una parte significativa di questi contiene quantità misurabili di oro: basti pensare che circa 41 telefoni cellulari possono fornire un grammo del metallo prezioso. Eppure, solo una minima parte di questi rifiuti viene trattata in modo adeguato, e ancora meno viene sfruttata per il recupero di materiali strategici (The Conversation).
Alcune aziende stanno già puntando sull’upscaling di questo processo. La Royal Mint britannica, ad esempio, ha avviato un progetto pilota in collaborazione con l’azienda canadese Excir, basato su una tecnologia analoga che consente di estrarre oro a temperatura ambiente con una purezza del 99,99%. Il piano prevede di trattare fino a 90 tonnellate di circuiti stampati a settimana, trasformando il concetto stesso di “rifiuto elettronico” in una nuova forma di miniera urbana sostenibile (BBC Future).